“On ne naît pas femme, on le devient” scrive Simone de Beauvoir e le artiste in mostra ne colgono l’insegnamento, in una sorta di racconto corale che spiega cosa significa essere donna.
Raphaele Anfrè celebra il viaggio verso la scoperta e l’affermazione di se stesse attraverso i suoi acquerelli astratti e proprio Le Deuxiéme Sexe diventa soggetto di Coquelicot Mafille, che presenta il caposaldo della letteratura femminista sapientemente ricamato su carta.
Le parole e il loro significato tornano anche nei disegni di Arianna Milesi, che illustrano con ironia il maschilismo che caratterizza il linguaggio quotidiano: “Non fare la civetta!”, “Sei un’oca”, sono tutti insulti di genere.
Sian Amber Fletcher e Thèa Lime, giovani illustratrici, ci mostrano un linguaggio fresco per ritrarre l’empowerment femminile e dei corpi che scardinano l’ideale contemporaneo di magrezza e perfezione.
L’anatomia vulvare è ritratta con tecniche tessili imparate in famiglia da Nicki Martin-Harper, in una riflessione sull’eredità che viene tramandata da donna a donna. La vulva è uno strumento di piacere, come illustrato da Giulia Maria Belli nei suoi monotipi, ma anche di nascita, come narra Laura Bianchi nei suoi acquerelli dove la donna è vista come casa, fulcro di tutto. L’origine appunto, come afferma anche Caroline Pera con la sua scultura creata con la materia primordiale, la terra da cui tutto ebbe inizio.
La materia viva caratterizza anche le opere di Cecilia Viganò: i suoi Racconti vegetali sono realizzati con alghe, scarto dell’oceano, ma essenziali per la biodiversità.
Sanjeshka, la voce carezzevole che ci accompagna durante la visita leggendo estratti di saggi di Siri Hustvedt, riflette sulla retorica della “donna forte”, mentre Flaminia Veronesi, con la sua Sirena racconta del dualismo che caratterizza la donna da millenni, quello della “donna mostro”.
Infine, la donna di Lisa Junius, persa nel blu profondo, ha un flusso di energia che fuoriesce dalla vulva.
Del resto, per secoli si è creduto che i genitali femminili avessero poteri magici: una donna che esponeva la propria vulva aveva il potere di scacciare gli spiriti maligni. Il mese scorso a Portland, durante le proteste per Black Lives Matter, una donna, da sola, è riuscita a far ritirare un plotone di poliziotti semplicemente mostrando la sua vulva, seduta a terra a gambe aperte.
Forse il potere magico esiste davvero.
Uno sguardo ampio,
che ispeziona l’anatomia femminile
nelle sue varie sfaccettature e forme.
Le artiste ci accompagnano
in un percorso fiero, di riscatto
dai ruoli sociali e culturali imposti.
L’empowerment è questo:
diventare una donna consapevole.
Il ciclo mestruale, rappresentato
come ciò che ci ancora al nostro essere
più ancestrale, senza inutili imbarazzi.
Le artiste, ispirandosi a classici letterari
o a volti e sguardi colmi di parole sospese,
raccontano la realtà femminile contemporanea.